Compru in Corsu vuole andare “oltre il militantismo”: gli Italiani come risorsa?

Sulle nostre pagine abbiamo già parlato tante volte di Compru in Corsu, un bellissimo progetto nato da neanche un anno (più o meno la stessa età di Corsica Oggi 😉 ) con l’idea di (ri)creare una rete di corsofoni sul territorio. Incoraggiare quindi i commercianti e i loro clienti a parlare corso invece che francese.

In un articolo apparso venerdì 29 gennaio i ragazzi fondatori del progetto ne traggono un primo bilancio, fatto di luci ed ombre.

Luci senz’altro, perché in pochi mesi la rete è cresciuta tanto, contando oggi più di 270 imprese registrate e oltre 1800 utenti che hanno scaricato l’applicazione.

Ombre, perché finora la rete di Compru in Corsu ha conquistato soprattutto attivisti e militanti della lingua. In sostanza, i commercianti che già a livello personale sentivano la questione della lingua e volevano lottare per mantenerla, hanno aderito. Ma, ammettono i fondatori e i commercianti intervistati, finora non ci sono stati grandi benefici in termini di aumento della clientela. Insomma, i commercianti sono felici di partecipare, si fanno pubblicità gratuita, ma per ora non hanno avuto benefici concreti in termini di giro d’affari. E Rete Corsa, l’associazione dietro il progetto, non riuscendo ad incidere sul mercato, non può assumere un vero e proprio commerciale per sviluppare ulteriormente la rete di imprese affiliate.

I creatori del progetto per questo motivo affermano che il salto di livello avverrà quando riusciranno ad andare oltre il militantismo, e a conquistare quindi commercianti e consumatori non attivisti, dando vero valore aggiunto.

Nella parte bassa della pagina, in un piccolo riquadro, si legge un titoletto che non poteva che attirare la nostra attenzione: “Una reta in Italia?”

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I creatori di Compru in Corsu dichiarano in quel breve paragrafo di aver notato una certa presenza di Italiani tra i fan che li seguono sulle reti sociali e tra gli utenti dell’applicazioni, utilizzatori che “trovano comodo parlare in italiano con i corsofoni quando si trovano in Corsica, posto che le due lingue sono molto simili”.

A questo punto non resta che fare il collegamento tra quel trafiletto e il resto dell’intervista: e se fossero proprio gli Italiani a poter far fare il salto di qualità a Compru in Corsu?

Lasciamo perdere per un attimo il discorso identitario e parliamo dell’utilità pratica ed economica della lingua, che è il vero focus di Compru in Corsu. Può sembrare un paradosso ma oggi, per un Corso, la lingua corsa è più “utile” per parlare con un Italiano che con un altro Corso. Perché tutti i Corsi sono francofoni, mentre in Italia il francese è oggigiorno molto poco conosciuto, e i visitatori della Penisola cercheranno quindi di parlare inglese o italiano. Sta ai Corsi capire quale delle due opzioni può essere più utile per loro.

Fino a 20-25 anni fa l’intercomprensione tra còrso e italiano era la norma sull’isola, mentre oggi sta rapidamente scomparendo. Questo secondo noi è una enorme occasione sprecata!

Infatti favorire il contatto tra lingua corsa e lingua italiana potrebbe portare enormi benefici a tutti. Agli italiani, che troverebbero una lingua sicuramente per loro più comprensibile del francese, e legata al territorio, che può quindi creare quel contatto con l’atmosfera e le tradizioni del luogo che arricchisce la propria esperienza di viaggio (sì c’è anche chi non viene in Corsica pensando solo a spiagge e mare). E ai commercianti Corsi darebbe l’opportunità di raggiungere una nuova clientela grazie alla lingua corsa. Corsa che con Tedeschi, Spagnoli, Francesi continentali e persino con altri Corsi potrebbero fare usando l’inglese o il francese.

Come tradurre quest’opportunità in realtà?

Compru in Corsu potrebbe essere la base ideale per tentare un piccolo esperimento a favore del contatto corso-italiano. Si potrebbe individuare una struttura (probabilmente la più adatta sarebbe un piccolo albergo) i cui gestori siano disposti a parlare còrso con gli italiani che lo richiedessero. Rispondere cioè in còrso a clienti che parlano in italiano. L’ideale sarebbe poter fornire anche supporti scritti (dépliant informativi, carta del  menu del ristorante) in lingua còrsa e/o italiana, e poter suggerire altri commerci e attività dove il cliente italiano potrà parlare in italiano e sentirsi rispondere in lingua corsa.

Se l’albergatore Corso parla anche l’italiano, poco male: avrà comunque la possibilità di far sentire agli Italiani la lingua corsa essendo praticamente certo di essere capito, cosa che non accadrebbe con turisti di altre nazionalità. E poi, come abbiamo già detto, potrebbe indirizzarli verso altre attività corsofone, ad esempio organizzatori di escursioni o attività sportive, ristoratori, noleggiatori di auto, insomma tutto ciò che completa una vacanza.

Certo, anche i clienti italiani andrebbero opportunamente avvisati e informati prima. E a quello possiamo contribuire noi di Corsica Oggi, facendo da canale di ingresso per i turisti italiani interessati che sul nostro portale troveranno informazioni ed esempi di lingua corsa parlata e scritta, oltre che avere un’idea del contesto attuale dell’isola nella loro lingua.

Questo potrebbe essere un primo semplice passo.

Se funziona, in futuro la cosa potrà estendersi. E volendo si potrà creare magari una versione in lingua italiana del sito e dell’app di Compru in Corsu che faciliterebbe gli italiani nel trovare le imprese (ovviamente ci offriamo fin d’ora per una traduzione gratuita).

Insomma, un sentiero da esplorare e da costruire. Che potrebbe non portare a nulla oppure, come tutto lascia prevedere, a una nuova prospettiva per l’uso della lingua nustrale. Ma se mai si comincia a percorrerlo, mai si saprà dove porta.

 

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Risorse: L’intervista completa

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One thought on “Compru in Corsu vuole andare “oltre il militantismo”: gli Italiani come risorsa?”
  1. Finalmente leggo di progetti concreti e lungimiranti. Sono convinto che questa rivista, per quanto limitata ancora nella diffusione, possa costituire una testa di ponte per tante ampie prospettive : tutte da battere e da verificare.Ad es.sarebbe utile quello che si prospettava; ovvero la costituzione di un portale dove si possa conoscere una vasta gamma di strutture ricettive di varia natura, che vogliano offrire un servizio bilingue che senz’altro sarebbe d’incoraggiamento, e lo dico per aver ascoltato esperienze di amici che visitando la Corsica hanno incontrato disagi e limitazioni a causa della non conoscenza del francese.Questa non è presunzione ,io stesso mi sono adeguato visitando vari paesi,ma il discorso è che si farebbero cose buone sul piano della storia stessa dell’isola ritrovando un po’ se stessa, e poi considerare diversamente un paese nel quale, piaccia o no , la Corsica vi è inserita geograficamente e quindi in tempo di libero mercato a chi giova lasciare occasioni di espansione quasi a ”costo zero” per un’isola che farebbe bene ad” aprire gli occhi”.E forse diventare meno ”isolata”.La Corsica è già in Italia,geograficamente parlando, ora sta all’imprenditoria fare la sua parte.Chiudo con una battuta: istituiamo una gara di nuoto Capraia-Corsica, pressappoco la stessa distanza della Capri-Napoli molto famosa, potrebbe essere un segnale.

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