Il discorso di Edmond Simeoni dopo la vittoria dei nazionalisti

Edmond Simeoni, 81 anni, figura storica dell’autonomismo corso, medico, fondatore dell’Azzione Regiunalista Corsa (ARC) negli anni 60 e padre di Gilles Simeoni, neo-eletto presidente della Collettività Territoriale.

Si rese protagonista nel 1975 dei celebri Fatti di Aleria, per i quali fu incarcerato. All’epoca Edmond Simeoni parlò di “corruzione incoraggiata dallo Stato”. Nel 1976 una frangia del movimento indipendentista si radicalizzò e fondò il FLNC, che condusse per decenni una lotta armata finita solo lo scorso anno con la deposizione della armi, voluta dal Fronte per ispirare una nuova fase nei rapporti con lo Stato francese e una soluzione politica alla questione còrsa.

Potete ascoltare qua sotto, in còrso, l’appassionato discorso di Edmond Simeoni dopo la storica vittoria dei nazionalisti uniti di Pè a Corsica. Un discorso che parla della lunga storia del movimento nazionale, dalle manciate di voti negli anni 70 alla vittoria di oggi. Una vittoria che secondo il vecchio leader viene dalla sete antica di libertà del popolo còrso, una libertà sempre cercata e mai negoziata.

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Fonte e video: FR3 Corse ViaStella

Urelianu Colombani

Studente còrso di Storia, da alcuni anni vive e studia a Roma. E' uno degli autori della pagina Facebook "Pezzetti di Corsica in Italia" ed è entrato nella squadra di Corsica Oggi fin dagli inizi, diventando uno dei gestori del sito e dei suoi canali social.

By Urelianu Colombani

Studente còrso di Storia, da alcuni anni vive e studia a Roma. E' uno degli autori della pagina Facebook "Pezzetti di Corsica in Italia" ed è entrato nella squadra di Corsica Oggi fin dagli inizi, diventando uno dei gestori del sito e dei suoi canali social.

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9 thoughts on “Il discorso di Edmond Simeoni dopo la vittoria dei nazionalisti”
  1. Ho ascoltato l’appassionato e anche commovente discorso di Simeoni,mi sto un po interessando alla terra di Corsica ,pur non conoscendola.Ma è stupefacente ho compreso quasi tutto,solo ad un certo punto mi son reso conto che non era proprio un italiano corretto,ma mi son detto è lingua corsa! Incredibile,io che non so il francese, ho potuto seguire il suo pensiero.Ma, consentitemi,questa è una lingua,secondo me sorella dell’italiano.Oggi ho fatto una scoperta che mi incoraggia a visitare l’isola.

    1. Ci fa piacere, Ernesto, riavvicinare Corsi e Italiani e stimolare curiosità reciproca è uno degli obiettivi principali di Corsica Oggi 🙂 Non solo lingua corsa e italiana sono parenti stretti, ma l’italiano è stato lingua ufficiale di Corsica per sette secoli, in italiano si esprimeva e scriveva “u babbu di a Patria” Pasquale Paoli, che in italiano scrisse la Costituzione della breve Repubblica Corsa indipendente. Trovi maggiori informazioni qui: http://corsicaoggi.altervista.org/sito/perche-in-italiano/

  2. Ma se parla in Corso è difficile che venga capito da tutti…Ormai in Corsica la lingua corsa la sanno solo quelli con più’ di cinquant’anni. 🙁

    1. Ci sono molti paradossi. Molti giovani non lo parlano ma vorrebbero parlarlo. Il 90% delle famiglie nel 2012 dichiarò di volere una società bilingue corso-francese ma solo il 3% lo trasmette ai figli. E’ usato in parte nei media, insegnato dalle materne all’università ma il suo utilizzo quotidiano arretra. L’app per cellulari Compru in Corsu cerca di ricreare una rete di commercianti corsofoni con cui usare il corso ogni giorno.

      1. Non so: l’ultima volta che sono andato in Corsica viaggiavo con noi una scuola superiore di Ajaccio in gita scolastica in Italia. Ho chiesto ai ragazzi chi parlava in Corso. Risultato: zero. Inoltre ho l’impressione che il Corso in Corsica sia visto come l’Italiano a livello federale in Svizzera: a giudicare dai nomi corsi di progetti, prodotti, manifestazioni si direbbe che sia in salute, ma se si va oltre i “titoli” si trova solo il francese (cosi’ come in Svizzera c’è il solo tedesco, e un po’ di francese). Comunque, se si spezza la trasmissione generazionale, la lingua è finita, ed è un peccato…

        1. Concordiamo. Per questo riteniamo che l’intercomprensione con l’italiano debba essere una leva su cui puntare.

  3. Sono felice e molto emozionato per questo risultato, storico in Corsica.Come sardo sono vicino ai miei fratelli separati.Capisco e parlo la lingua ,la trovo interessante e molto poetica.Sentire il discorso di Edmondu mi ha ricordato che la coerenza e il coraggio delle proprie idee alla fine ti ripagano da tanto dolore.La Corsica ha sofferto per secoli ,la sua cultura rischiato di scomparire.Oggi il futuro è nelle sue mani.”A stonda è vinuta….barra in fronte”

  4. Gentile redazione,seguendo il vostro consiglio mi sono letto su Corsica oggi alervista tutto ciò che c’era da leggere.Ora la mia deduzione è che ci sia stato un errore storico ad estromettere la lingua italiana,con metodi discutibili,dalla cultura e vita corsa che è stata in modo naturale italofono per circa sette secoli.Una ricchezza dilapidata in quanto la diversità è certamente ricchezza.Che peccato sentire solo il francese come seconda lingua con il corso,senz’alcun merito di affinità maggiore rispetto all’italiano che era lingua vostra.Penso sia stato solo un impoverimento ,perdite di opporunità con la penisola vicinissima alla Corsica e non solo sul piano geografico.Ritengo,senza pretese,che l’afferenza della lingua corsa vada ricercata nella lingua del Si, come le radici storico-culturali della gloriosa storia dell’isola alla quale contribuì l’eroico Paoli,padre della nazione corsa:Mi chiedo e chiedo se questo avvennisse chi potrebbe mai danneggiare? Cosa si teme? Il danno lo ha ricevuto solo il popolo corso in termini di restrizioni faziose Qui prodest? Posso di cuore solo augurare un futuro di rinnovato ritrovamento di propria storia genuina senza ingerenze oramai sorpassate con la possibilità di poter democraticamente decidere quello che la gente sente proprio,e questo ovviamente nel rispetto reciproco superando timori a dir poco anacronistici.Visitando Montreal in Canada,stupii nel constatare come la gente parlasse contemporaneamente francese e inglese,forse caso unico.Che ricchezza!

    1. Ciao, ci fa molto piacere che tu ti stia documentando, ti ringraziamo. Ti segnaliamo anche i siti http://www.wmaker.net/avivavoce/ e http://www.radiche.eu dove troverai molto altro materiale interessante. Sulla lingua poi ti segnaliamo anche “La lingua còrsa” di Olivier Durand, ed. Paideia 2003, in italiano.

      Venendo a quanto scrivi, è un argomento complicato e delicato. Ci sono molte sensibilità differenti nell’isola ed è giusto rispettarle.

      C’è da dire che l’italiano continuò ad avere un ruolo ufficiale e amministrativo in Corsica fino al 1859 (90 anni dopo l’annessione alla Francia) quando fu imposto l’uso amministrativo del solo francese: http://corsicaoggi.altervista.org/sito/accadde-oggi-il-4-agosto-1859-la-francia-vieta-la-lingua-italiana-in-corsica/ Probabilmente per timore che l’isola potrebbe essere attratta dal processo di unificazione italiano.

      Per tutto l’800 però molti Corsi si sentivano francesi di lingua e cultura italiane. Anche nelle famiglie rurali c’era chi conosceva qualche verso della Commedia di Dante. Poi tra fine 800 e primi del 900 inizia la trasformazione che porterà a identificarsi come francesi di lingua e cultura corsa. I ponti con l’Italia e l’italiano vengono spezzati definitivamente dal fascismo, che invade l’isola nel ’42 per annetterla. La Corsica fu il primo dipartimento francese a liberarsi dai nazifascisti nel 1943. Nel dopoguerra anche il nazionalismo corso subì contraccolpi: sia l’italiano che il corso venivano associati all’invasore italiano. Un tabù si è creato sia in Corsica che in Italia.

      Poi la distanza ha fatto il resto. La condizione della lingua corsa, vitalissima fino agli anni 80, si è andata aggravando negli ultimi 25 anni, forse anche a causa della diffusione dei media, completamente in francese. Oggi per molti Corsi l’italiano è solo una lingua straniera.

      Per questo noi (e non solo) cerchiamo di creare punti di incontro e (ri)scoperta reciproca. Che poi ciascuno sarà libero di sfruttare oppure no.

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