Il voto di domenica in Catalogna è un referendum indiretto sull’indipendenza

L’attuale presidente della Catalogna – Artur Mas – ha deciso di anticipare al 27 settembre le elezioni del parlamento della Catalogna, che erano previste per il 2016.

Mas, eletto nel 2012, aveva basato la sua campagna elettorale sulla promessa di un referendum sull’indipendenza. La Catalogna gode da decenni di autonomie concesse dallo Stato spagnolo e di uno statuto di co-ufficialità per la lingua catalana. Il presidente della regione non ha potuto organizzare un referendum con valore legale, come avvenuto ad esempio un anno fa in Scozia, poiché la Corte costituzionale spagnola l’ha bloccato. Un referendum non ufficioso si è comunque tenuto lo scorso novembre, vedendo la partecipazione di circa il 35% dei catalani, l’80% dei quali ha votato sì.

I sondaggi più recenti dicono che l’elettorato catalano sarebbe diviso a metà tra favorevoli e contrari all’indipendenza, con questi ultimi in leggero vantaggio.

Il voto di domenica 27 è stato di fatto trasformato in un implicito referendum sull’ipotesi di Indipendenza della Catalogna: votare per il partito di Mas, la coalizione “Junts pel sì”, corrisponderà a votare sì all’indipendenza, votare gli avversari vorrà dire essere contrari.
Le principali coalizioni che si presenteranno alle elezioni del 27 settembre sono tre: “Junts pel sì” (“Uniti per il sì”), “Catalunya Sí que es Pot” (“Catalogna, si può fare”) e Ciutadans, la versione “catalana” di Ciudadanos, un partito nazionale nato in Catalogna nel 2006 e che non si dichiara né di destra né di sinistra, ma post-nazionalista e progressista.

Junts pel sì” è una coalizione che unisce sia conservatori (come Mas) che indipendentisti con posizioni chiaramente di sinistra: la coalizione ha come obiettivo l’indipendenza, a prescindere dalle differenze politiche tra i partiti che ne fanno parte, il suo candidato presidente è Raul Romeva, un politico di sinistra. Tra i suoi candidati anche star come Pep Guardiola, già allenatore dell’FC Barcelona, e il noto musicista e attivista Lluís Llach. “Catalunya Sí que es Pot” è una coalizione che unisce partiti di sinistra ed è vicina a Podemos, il partito contestatore e di sinistra fondato nel 2014. “Catalunya Sí que es Pot” è – in sintesi – a favore di un aumento dell’autonomia della Catalogna, ma non della sua indipendenza totale dalla Spagna.

Importante notare che il sistema elettorale catalano è proporzionale, e quindi anche senza la maggioranza dei voti “Junts pel sì” potrebbe ottenere la maggioranza in parlamento (68 seggi su 135). Mas ha già fatto sapere che secondo lui la maggioranza in parlamento, anche senza la maggioranza dei voti, sarebbe sufficiente per intraprendere la strada verso una “dichiarazione unilaterale d’indipendenza” che lui dice di voler ottenere entro 18 mesi. Anche Romeva si è detto favorevole a una “indipendenza unilaterale”, motivata secondo lui dal fatto che negli ultimi anni la Spagna ha punito la Catalogna “con leggi ingiuste e multe esagerate”. El Pais scrive che Mas ha recentemente criticato la proposta del governo spagnolo di aumentare alcuni poteri della sua Corte costituzionale: secondo Mas questa scelta è stata fatta per limitare le possibilità della Catalogna di arrivare ad un referendum ufficiale.

Staremo vedere cosa uscirà dalle urne della Catalogna tra sette giorni. Un appuntamento cui i movimenti indipendentisti europei, compreso quello còrso, guardano certamente con interesse.

——————————–
Fonte: IlPost

Related Post