Oggi l’Italia piange l’ex-presidente Ciampi, che pose al centro la lingua e i simboli dell’unità italiana

By Redazione Set 19, 2016 #lingua italiana

Molte delle lingue europee si sono costituite come espressioni della capitale di uno Stato, imposte talora attraverso la forza delle armi. L’italiano, invece, è la lingua di un libro, la Commedia, divenuto riferimento per i letterati di tutta Italia, dal nord al centro, al sud, alle isole. La lingua di un poeta [Dante] ha unificato la gente italiana nel crogiolo di una medesima cultura, poi di una nazione.

A pronunciare queste parole il 9 aprile 2002, presso l’Accademia della Crusca, a Firenze, fu Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica italiana dal 1999 al 2006. L’occasione era la sua nomina honoris causa ad accademico della crusca.

Oggi a Roma, in forma privata, si sono tenuti i funerali dell’ex-presidente (ed ex primo ministro e ministro), in una giornata proclamata di lutto nazionale. Era nato a Livorno nel 1920.

Il settennato di Ciampi come presidente della Repubblica fu fortemente caratterizzato da un “rispolverare” i simboli della Repubblica e dell’Unità d’Italia, i simboli dell’Unità conquistata nel 1861 da una “nazione”, quella italiana, per secoli divisa in tanti piccoli Stati e sinonimo di un’area culturale e geografica più che di un’entità politica. L’Italia, a differenza della Francia, è un Paese in costante deficit di autostima, e i simboli della nazione – probabilmente anche a causa dell’abuso che ne fece l’oppressivo regime fascista – sono stati a lungo dimenticati. Ciampi volle che il tricolore italiano fosse esposto fuori da tutti gli edifici pubblici e le scuole, volle che l’inno nazionale fosse conosciuto e cantato in occasioni pubbliche, ripristinò la Festa della Repubblica del 2 giugno – giorno in cui l’Italia cessò di essere una monarchia – che era stata cancellata nel 1979 “per motivi di risparmio”.

E la lingua italiana, allo stesso modo, venne posta da Ciampi come la prima forma di unità degli italiani, divisi in stati dove si parlavano tante lingue locali differenti: “C’è un’identità italiana che è lingua, arte, pensiero, e che affonda le sue radici nei secoli. C’è un filo rosso che parte dagli inizi dell’Ottocento e che lega il Risorgimento alla Resistenza e alla Repubblica, perseguendo due chiari obiettivi: Unità, Libertà. La memoria quanto mai viva in noi di questa lunga storia anima ed ispira il nostro agire”.

L’italiano, “strumento straordinario di cultura” doveva trovare secondo il presidente emerito, il suo spazio in “un’Europa che tende all’unificazione”, insieme alle altre lingue europee e “pur in presenza di una lingua strumentale dominante, l’inglese”. E durante il suo mandato, Ciampi tentò di concretizzare questo ruolo europeo e internazionale della lingua di Dante, proponendo ad esempio nel 2004 al presidente maltese Guido de Marco di adoperarsi perché l’italiano tornasse ad essere ufficiale a Malta, come fu dal 1400 al 1934 prima di essere abolita dal governatorato coloniale britannico. Se pur la proposta non si concretizzò, restò un tentativo storico che cominciava il percorso che ha condotto nel 2014 alla convocazione dei primi Stati generali della lingua italiana nel mondo, che saranno ripetuti ad ottobre di quest’anno a Firenze, un rilancio della presenza internazionale dell’italiano. Una lingua che secondo Carlo Azeglio Ciampi è “elemento fondante dell’unità della nostra Patria, ma anche e non meno quale lingua di cultura in Europa e nel mondo, veicolo della nostra civiltà.

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Fonti: Accademia della Crusca – Foto copertina: Today.it

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One thought on “Oggi l’Italia piange l’ex-presidente Ciampi, che pose al centro la lingua e i simboli dell’unità italiana”
  1. un grande uomo ed un grande presidente, molto legato peraltro alla Sardegna dove passava ogni anno le proprie vacanze.

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