A Pigna la musica tradizionale di Roma incontra quella di Corsica

By Lucie Gaspari Mag 3, 2016

Grazie alla passione per la musica, per le tradizioni culturali e alle grandi qualità umane della musicista, cantautrice, chitarrista e ricercatrice etnomusicale romana Giovanna Marini (assieme ad i suoi 50 allievi della Scuola popolare di musica di Testaccio) e Jérôme Casalonga con il gruppo polifonico di Pigna “A Cumpagnia”, abbiamo vissuto un’esperienza magica e molto formativa nell’auditorium del paesino di Pigna in Corsica, il 24 marzo scorso. Dopo questo momento unico, ho fatto qualche domanda a Giovanna Marini per prolungare quest’attimo di emozioni e di condivisioni.

La Sua prima volta in Corsica ? Quando e perché? E qual è il Suo legame con la Corsica ?

Il mio legame con la Corsica è iniziato nel 1981, quando il Barone Lagrange, che aveva una villa qui a Corbara, ci ha chiamato per cantare a casa sua. Conoscevo Fleuret, il Ministro francese della cultura negli anni 80, e lui mi ha detto “vieni con tre o quattro cantanti per spiegarci la musica tradizionale orale italiana”. Sono venuta con un piccolo gruppo di donne in questa lussuosa villa al centro di questo sito meraviglioso. C’era un maggiordomo di colore che si divertiva molto a tuffarsi in piscina perché non ne aveva mai visto una, sembrava una rana, tutti ridevano, ed era una cosa bella, divertente. Noi siamo state lì, era una serata molto interessante, con molti intelletuali francesi, nessun corso; poi il giorno dopo, il Barone Lagrange ha detto “Sentite, c’è stato un incendio ieri, proprio qua intorno, questi prati sono stati devastati, tutti bruciati. Per piacere, siccome la gente del paese ci è rimasta molto male per l’incendio ed è triste, andate in piazza a cantare” e allora noi siamo scese tutte e quattro in piazza, credo a Corbara o a Lavatoggio… Secondo me era Corbara, ma adesso Toni Casalonga mi dice forse Lavatoggio.. C’era anche il giovanissimo Toni Casalonga. Scendiamo e ci mettiamo a cantare, un po’ di gente del paese ci sta a sentire.

Io parlo, racconto e canto. Tutto d’un tratto ci arriva un uovo, poi un’altro, allora diciamo “scusate ma perché ci tirate queste uova?” Loro hanno detto : “siamo molto arrabbiati con voi perché voi abitate dal Barone Lagrange, che non ha niente a che fare con noi, e lui non ci ha aiutati a spegnere l’incendio.” Allora siamo subito passate dall’altra parte, ci siamo subito messe con loro e siamo diventati amici. Abbiamo cominciato a chiacchierare con loro ed a quel momento il contatto con Toni Casalonga non è mai cessato. Dopo un attentato, il barone Lagrange è tornato in Francia con il suo Ministro Fleuret. Abbiamo capito che loro erano di un’altra cultura e un’altra mentalità, che noi eravamo molto più vicine con i nostri nuovi amici Toni Casalonga e i suoi, e siamo rimasti legati.

Quando Toni Casalonga è diventato animatore culturale, ci ha chiamate e da allora ci siamo sempre andate. Poi a Calvi c’è il festival a settembre, ci siamo venute a cantare varie volte, poi a Bonifacio e così è diventato un rapporto di grande affetto con Nando Acquaviva. È molto importante per me conoscere Nando perché Nando è un musicista, è uno dei personaggi di cui un paese ha bisogno perché è un intellettuale profondo e allo stesso tempo un intellettuale organico come si dice da noi; cioè che fa parte della popolazione, è legato al popolo, è nato nel popolo. E così il mio contatto con la Corsica è sempre stato molto affettuoso, sentimentale e anche intellettuale.

Qualche parola sul Suo incontro con Pier Paolo Pasolini?

L’incontro con Pasolini è avvenuto negli anni 60. Mi aveva invitato una giornalista di “Paese Sera” e sono andata a casa sua. Dovevo intrattenere un gruppo di intellettuali. Io suonavo la chitarra all’epoca, non cantavo. Mi ha chiamata perché suonavo bene, voleva presentarmi il “nostro Pier Paolo”, grande critico musicale. Io, giovane ignorante come una zucca perché avevo fatto solo musica al conservatorio pensavo: ma perché me lo presenta come il “nostro Pier Paolo”? Perché non ha cognome questo Pier Paolo?

Poi ho incontrato questo giovane, molto bello, con un viso veramente bellissimo ma che non diceva una parola. Dopo essermi messa a suonare la ciaccona di Bach a grande velocità, arriva questo Pasolini, mi guarda un pochetto e mi dice: “ma perché non canti qualcosa” ?

Io ho pensato :“ma tu guarda questo qua! Io sto suonando J.S Bach e lui mi chiede di cantare Jingle Bells”. Dopo un po’ si mette a cantare lui, un canto bellissimo e io gli dico: “ ma sa che canta bene? Bravo! Ma su quale libro ha trovato questa canzone?”, ignorando completamente che quest’uomo avesse appena pubblicato una ricerca. Lui ha capito benissimo che non sapevo chi fosse. Mi ha detto che queste canzoni non si trovavano sui libri, perché questa era la culture orale. Mi ha detto anche : “vai a Milano, perché lì c’è un posto dove stanno costruendo una casa editrice per raccogliere tutti gli atti del movimento operaio, anche canzoni e musiche. Tu sei musicista, allora vai lì, così trovi la musica che non hai mai conosciuto”. Sono andata a Milano negli anni 70, per me è stato molto importante conoscere tutto quest’altro mondo. Per me il canto era solo lirico, il conservatorio era molto limitato, non si parlava di Jazz, non esisteva niente al di fuori della musica classica e del canto lirico. Dopo il diploma sono passata subito alla musica popolare.

Possiamo dire che è stato lui l’uomo della Sua vita?

Pasolini ha fatto parte di questo mondo che mi ha fatto scoprire, con molti intellettuali come Roberto Leydi, molto importante per la cultura italiana. Ho incontrato altri che mi hanno fatto cambiare interessi, soprattutto il gruppo milanese che Pasolini aveva citato.

Perché quest’incontro a Pigna in particolare?

Io ho molti allievi e nel gruppo di quest’anno, molti di loro mi seguono dal 1976, molti di loro insegnano nella Scuola di musica popolare di Testaccio a Roma. Ogni anno, li porto a fare le ricerche con me perché se non si cresce insieme non c’è un apprendimento ‘giusto’. Io credo che il maestro e i scolari debbano vivere insieme. Qui si fa una settimana di vita insieme all’anno, che è quella di Pasqua.

Un’amicizia importante in Corsica?

Toni Casalonga e Nando Acquaviva, che apprezzo molto e con cui sono sempre molto legata. Sono questi i miei amici.

Come si chiama il Suo paesino ? Qualche parola sulla storia del Suo paesino?

Monte Porzio Catone. Era uno scrittore e intellettuale romano dell’epoca, duecento o trecento dopo cristo, che aveva costruito una città vicina a Roma e l’ha chiamata Monte Porzio Catone proprio in omaggio al loro Porzio Catone che era uno scrittore molto famoso. Come se ci fosse un paese Acquaviva in omaggio a Nando. La città si chiamava Tuscolo, Tusculanum e Cicerone, avvocato, politico, scrittore, oratore, giurista, polemista romano viveva a Monte Porzio Catone e aveva una villa grandissima, di una ricchezza staordinaria e scriveva le lettere dal Tuscolo e si chiamavano “le lettere Tuscolane”. Lì c’è casa mia! La zona è archeologica, però siccome in Italia c’è una mafia potente, tutte le mafie sono unite, è diventata una cosa spaventosa. Quindi stanno cercando di distruggere questo paese perché stanno costruendo case fino ad arrivare dentro la zona archeologica e il bosco. Siamo tutti lì a fare guerra, a cercare di mantenere la nostra piccola terra per salvare questo posto che altrimenti diventerà una periferia romana.

Ha notato delle somiglianze tra la lingua corsa e quella del Suo paesino? La lingua corsa Le suona familiare?

Si, è molto simile, ma noi parliamo tranquillamente un italiano normale cioè senza dialetti e ci capiamo perfettamente con i corsi; parliamo si direbbe la stessa lingua ed ho notato che loro sono più contenti di parlare italiano con noi. Italiani e corsi sono vicini.

Lei è in contatto o ha progetti futuri con l’Università di Corsica?

Con l’Università di Corsica no. Con le università italiane sì, ho avuto contatti forti con uno studioso francese etnomusicologo, però lui studia al nord della Sardegna.

Se Lei fosse una canzone italiana ? E una canzone corsa?

Se fossi una canzone italiana sarei una canzone napoletana perché sono di una grande bellezza e sono anche un riassunto fra la cultura classica e la cultura popolare contadina.

Se fossi una canzone corsa sarei “il Sanctus” di Barbara Furtuna, è bellissima.

Se Lei fosse un piatto tipico italiano? E un piatto tipico corso?

Se fossi un piatto tipico italiano sarei un piatto di spaghetti alla carbonara.

Un buon formaggio corso di capra.

Se Lei fosse uno strumento musicale ?

Una chitarra ma voglio dire la verità, ho un grande amore per l’organo. Ma per suonare l’organo al conservatorio bisognava studiare prima due anni il violino, avere un diploma in pianoforte e in composizione. È lo studio più completo della musica. Ma mi sono diplomata in chitarra perché sono pigra.

Se Lei dovesse esprimere un desiderio ?

Il mio desiderio è di godere sempre di una pace come quella che si ha qui a Pigna. Guarda, non c’è rumore, c’è la vista sul mare, la collina, che è veramente… queste case che ti parlano di antichità, le mura larghe e sicure appoggiate sulla roccia… Questo per me sarebbe una grande tranquillità, perché in Italia non c’è più pace. Qui avete conquistato la pace, dovete essere grati perché si sono sacrificati molti amici corsi, ma la avete conquistata.

 

Adesso, Jérôme Casalonga, il figlio di Toni e Nicole Casalonga, mi ha consegnato le sue emozioni riguardo a questo scambio culturale.

Un piccolo riassunto di questo incontro tra Giovanna Marini ed A Cumpagnia a Pigna? E come ha incontrato Giovanni Marini?

Il primo incontro con Giovanna Marini risale circa agli anni 80. Abbiamo fatto un concerto insieme, uno dei miei primi concerti con A CUMPAGNIA, a Corbara, per il festival di Alziprato. Siamo rimaste legate ed ho seguito il suo lavoro al Testaccio, a Roma ed abbiamo collaborato in diverse occasioni. Più particolarmente mia madre, Nicole Casalonga, ha lavorato con lei riguardo alla voce femminile e la sua interpretazione in Mediterraneo.

Qual è il Suo legame con l’Italia?

Ho fatto i miei studi nel campo delle arti plastiche e più particolarmente l’incisione, ho lavorato anche per il teatro e la musica.

Alcune parole sulla mimofonia?

È un sistema di notazione musicale cifrato visuale istantaneo! Un sistema creato da Nando Acquaviva che serve tanto per l’apprendimento quanto l’improvvisazione!

Lei ha altri progetti di scambi culturali con l’Italia?

Abbiamo appena finito tre anni di collaborazione con l’Italia per un grande progetto europeo “Sonata di mare”,essenzialmente nel campo del jazz, con: il Barga jazz, Rosario Bonacorso, Stefano Cantini, Antonello Salis, Francesco Petreni, Bandao, Fabrizio Bosso, Marco Tamburini e il Coro di Orosei….) E’ stato molto interessante, divertente, ed un vero arricchimento.

I futuri progetti sono la registrazione di un disco con Barga jazz orchestra, un duetto con Antonello Salis e spero altri in arrivo

Grazie a tutti per quest’avventura umana e questa condivisione di tradizioni, di passione, di musica e di cultura tra l’Italia e la Corsica.  

E per concludere… non ci resta che guardare e ascoltare Giovanna e A Cumpagnia all’opera:

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Lucie Gaspari.

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Collegamenti utili:

Lucie Gaspari

Lucie Gaspari di San Fiurenzu in Corsica, prima di tutto isolana e libera, professoressa di musica, nel terzo anno di studi di lingua italiana all'Università di Corte, ma anche mamma di un bel ragazzo di 16 anni. Appassionata di musica tradizionale, di scrittura, di cultura, di natura, di fotografia, di gastronomia, ma soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Italia.

By Lucie Gaspari

Lucie Gaspari di San Fiurenzu in Corsica, prima di tutto isolana e libera, professoressa di musica, nel terzo anno di studi di lingua italiana all'Università di Corte, ma anche mamma di un bel ragazzo di 16 anni. Appassionata di musica tradizionale, di scrittura, di cultura, di natura, di fotografia, di gastronomia, ma soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Italia.

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2 thoughts on “A Pigna la musica tradizionale di Roma incontra quella di Corsica”
  1. e grazie a personaggi di questa levatura che Corsica ed il resto d’Italia anno ancora la possibilità di parlarsi e frequentarsi, spero che tra i più giovani il legame si rafforzi e diventi un giorno qualcosa di più.

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