(▷) Prove pratiche di intercomprensione: Simeoni in Sardegna e il suo còrso “adattato”

La recente visita di una delegazione di eletti Corsi in Sardegna ha aperto la strada a un confronto e a una cooperazione che si sperano duraturi su molti temi comuni, che abbiamo trattato in questo articolo.

Ma la visita dei Corsi, guidati dal presidente Gilles Simeoni, è stata anche un ottimo banco di prova per il confronto e l’intercomprensione linguistica. Vi proponiamo tre video in cui Simeoni, durante la visita in Sardegna, parla pubblicamente in lingua corsa, per farvi notare alcuni particolari.

La prima tappa del viaggio è stata insieme agli esponenti di partiti autonomisti e indipendentisti sardi e ai sindaci di alcuni comuni della Gallura, il nord della Sardegna che si affaccia sulle Bocche di Bonifacio. In questo primo video (da “La Nuova Sardegna”) possiamo sentire Simeoni rivolgersi proprio a loro e chiamarli “sindachi“, plurale di “sindacu”, che però in realtà in Corsica non si usa, preferendo il termine “merre”. La scelta di questa parola è fatta dunque per “adattare” la propria parlata agli interlocutori, in questo caso parlanti italiano e gallurese.

La stessa scelta viene fatta dai giornalisti di RCFM della trasmissione radiofonica “Mediterradio” che affiancano a determinate parole còrse un corrispettivo più familiare agli italofoni, come appunto “merre, sindacu”, “vittura, machina” o “scioperu, greva”.

I prossimi due video invece, cortesia di Videolina, riguardano le visite istituzionali tenute con i vertici della Regione Sardegna nel secondo giorno del viaggio. Sorvoliamo sul fatto che entrambi i giornalisti pronuncino erroneamente il cognome del presidente còrso “Simeonì” invece di “Simeóni” 😉

Si tratta di interviste con i media, e notiamo quindi che Simeoni adatta ulteriormente il proprio linguaggio al pubblico, avvicinandolo ancor più all’italiano standard.

Nel primo video, qui sotto, già nella prima frase il presidente dice “che sono” duie isule gemelle, e non il còrso “chì so”, usando quindi una locuzione italiana. Poi, intorno al minuto 00:40, lo sentiamo dire “questo è un primo punto“, con la “o” finale invece della terminazione in -u che avrebbe voluto la lingua corsa, e proseguendo usa più volte gli articoli femminili “la” e “le” invece di “a” ed “e”.

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La stessa cosa avviene in questa seconda intervista dove, per esempio, al minuto 01:03 Simeoni dice che andrà con Pìgliaru alle Baleari per cercare di “costituire” una federazione delle isole. Usa l’infinito in -ire italiano invece della terminazione in -ì.

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Insomma, Simeoni nel primo video si scusava dicendo “ùn parlu micca talianu”, ma a quanto pare non è del tutto vero 🙂 Ha parlato in modo del tutto spontaneo una lingua a metà tra il còrso e l’italiano.

Perché questo “adattamento“? Beh certo non possiamo entrare nella testa di Gilles Simeoni e al momento non l’abbiamo interpellato al riguardo. Ma possiamo dire che questo tipo di meccanismo è assolutamente naturale in tutti i parlanti di lingue vicine e simili tra loro. E la vicinanza còrso-italiano non fa eccezione. E non è per forza fatta sempre adattando il còrso all’italiano, ma anche viceversa, come per moltissimi anni hanno fatto i lavoranti italiani in Corsica, che “corsizzavano” il proprio italiano o il proprio dialetto regionale.

Abituare i corsofoni a sentire l’italiano e gli italofoni a sentire il còrso non può che portare a conoscenza reciproca e a un naturale e spontaneo adattamento di questo tipo. Che non è certo uno svilire la propria lingua, ma anzi permettere ad altri di comprenderla.

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3 thoughts on “(▷) Prove pratiche di intercomprensione: Simeoni in Sardegna e il suo còrso “adattato””
  1. Complimenti al presidente Simeòni per la chiarezza eccellente del suo linguaggio,non credo ci sia molto da dover capire sul perché si sia espresso in maniera cosi spontanea in un modo che è pressocchè italiano, sembra ovvio! Tante volte ho ribadito che secondo me è l’italiano il naturale afferente del corso,il resto sono state solo forzature ed è la storia che lo dice non io.E’ mancata alla lingua corsa quella naturale evoluzione storico-linguistica che ha caratterizzato le regioni italiane e quindi anche una reciproca conoscenza ed intercomprensione,il risibile errore di accentazione da parte dei cronisti sardi è la prova evidente di ciò.Per la lingua corsa e la sua identità storica credo che questi scambi, auspicabili anche a livello popolare, non potrebbero che giovare ed inoltre la Corsica potrebbe diventare l’unica terra mediterranea ad avere il vantaggio di essere trilingue.Altro che vietare,scelte dettate da miopismo egoistico di governi centralisti.I migliori auguri per un fecondo lavoro all’unisono per le isole sorelle.

  2. Anche io faccio i complimenti al presidente Simeoni; ma ancor più faccio i complimenti a voi di Corsica Oggi per gli sforzi che state facendo nel riportare la vita, la lingua e la cultura còrsa nella sua naturale “orbita” di appartenenza 🙂

  3. Quello che è accaduto in Sardegna nei giorni scorsi è un avvenimento di portata storica per la Sardegna e la Corsica, e per la loro storia futura. Riguardo l’errore di accentazione, non bisogna dimenticare che molti italiani sono di un’ignoranza crassa la quale, unita al provincialismo e a un ingiustificato complesso di inferiorità verso le culture straniere, provoca quotidianamente errori come quello citato dal vostro quotidiano.

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