Qualche libro per l’estate…

Il periodo estivo offre spesso qualche momento in più da dedicare al riposo e al tempo libero. Può essere magari l’occasione per leggere qualche buon libro.

Ne suggeriamo quattro, due in italiano e due in còrso. Non sono libri recentissimi, ma crediamo siano buone letture, piacevoli e utili per capire un po’ di più la Corsica, per il lettore straniero… ma forse anche per l’isolano.

Il primo libro di cui parliamo è “Amor di Corsica” di Stefano Tomassini, ed. Feltrinelli 2000.

amordicorsicaIl libro è a metà tra un diario di viaggio e un piccolo saggio socio politico. Era il 1979 quando il giovane autore, deciso a laurearsi sui movimenti autonomistici sbarcò per la prima volta in Corsica. Da allora vi è tornato molte volte, in molti modi, e ogni volta si è sentito a un tempo pago e insoddisfatto, desideroso di vedere ancora, e di capire. È l’amor di Corsica, originato da quest’isola unica, dura, piantata al centro del Mediterraneo in un magico cerchio di acqua, di popoli, lingue e culture, che parte dalla Sicilia e va fino all’arabeggiante Andalusia. L’autore percorre tutta l’isola, anche nei suoi angoli più segreti, e la racconta con le parole dell’innamorato fedele e corrisposto. Durante il viaggio emergono, oltre a quelle forti del presente, figure e immagini antiche: Seneca, Napoleone, i deserti, il vino, le foreste. Così la Corsica si rivela indipendente e orgogliosa, e ancora oggi, nella sua rocciosa immobilità, sembra guardare impassibile i destini incerti degli uomini che la attraversano. “Per me il gusto principale del viaggio non è conoscere cose assolutamente nuove e diverse da quelle che conosco. È passione per le somiglianze più che per le differenze. Può essere un nome, una scritta, un piatto, un intonaco, un panorama, qualsiasi cosa che metta in rapporto due punti diversi, e a me noti, di questa Europa mediterranea di cui, alla fine, la Corsica è al centro. Per chi concepisca il viaggio a questo modo, la Corsica non può essere meta di un viaggio solo. È al contrario la meta ideale di un viavai continuo, il cui interesse cresce con il tempo e con il numero degli arrivi e delle partenze.”

Il libro può essere acquistato online qui.

Il secondo libro, sempre in italiano, è di tutt’altro genere.
S’intitola “La lingua còrsa“, di Olivier Durand, ed. Paideia 2003.

durandlalinguacorsaQuest’opera, realizzata da un professore còrso che insegna all’Università di Roma e pubblicata nella collana “Studi grammaticali e linguistici” si divide in due parti. La seconda, traccia un profilo grammaticale della lingua còrsa, operando anche dovute comparazioni con la lingua italiana, nel modo rigoroso che si confà a un’opera di linguistica. La prima parte del volume invece, più leggera – a tratti direi divertente – è però altrettanto interessante, poiché ripercorre la storia della lingua còrsa di pari passo con quella della Corsica e dei còrsi, fino ad arrivare al dibattito sulla lingua ancora d’attualità nell’isola ai giorni nostri. Al termine di quest’analisi super partes l’autore svela la sua opinione in questo dibattito.

Sempre di un autore còrso ma in lingua còrsa sono le altre due opere che presentiamo, due romanzi.

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“L’ùltima pàgina”, di Georges De Zerbi, ed. Albiana-CCU Medi Terra è stato edito ad Ajaccio nel 2009.

untitledLa trama racconta di Anton Paulu, còrso stabilitosi a Marsiglia, che torna in Corsica per la prima volta dopo 25 anni. Ha venduto il suo commercio e ha deciso di tornarsene nel suo paese a far la vita del pensionato attivo. Giunto a San Martino, vicino a Bastia, fa risistemare la casa e ritrova vecchi amici e parenti. Poco dopo viene eletto « primu aggiuntu » del « Merre » (dal francese « Maire »), cioè vicesindaco e si dà da fare. Nel frattempo si trova in preda alla tentazione mentre incontra una amica d’infanzia, Maria Ghjuvanna, sposata con un altro amico, Ghjiseppu, che lavora a Bastia. La donna gli chiede un prestito ed è vista a casa sua, scatenando un putiferio di maldicenze in paese.

Ma c’è una seconda vicenda, intrecciata con la prima, la vicenda politica. Anton Paulu, come molti Còrsi del Continente, dimostra un certo senso di superiorità nei confronti dei conterranei rimasti nell’isola e vede gli « ottonomisti » come li chiama come il fumo negli occhi. Rimane sbalordito e scandalizzato quando si accorge che due giovani del paese, Ghjuvan Marcu, il figlio di Ghjiseppu e Maria Ghjuvanna, e Vincensu, sono « ottonomisti », anzi, come gli spiegano, « autunumisti ». Cerca di controbattere i loro argomenti, pur aiutandoli quando vengono ricercati dalla gendarmeria o dalla polizia, sebbene non condivida le loro opinioni. Mano mano scopre una realtà più sfumata di quanto credesse che fosse all’inizio e non riesce a ribaltare validamente l’argomentazione dei due ragazzi, per quanto sbagliata ai suoi occhi.

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Concludiamo con “U rimitu di Collu à Boziu“, sempre di Georges De Zerbi, ed. Albiana-CCU Medi Terra, Ajaccio 2010.

La vicenda narra di un giovane studente all’Università di Corte, Ghjuvan Francescu, che sta preparando una tesi di dottorato sulla storia della sua pieve, il Bozio. Lo studente, che abita dalla nonna a Sermano, si reca regolarmente a Corte presso il suo direttore di ricerca Filippu Fieschi. Si tratta per l’autore di un’occasione per farci ripercorrere la storia del Bozio, una pieve di tradizioni rivoluzionarie di cui va fiero, che ha dato l’avvio alle Rivoluzioni di Corsica del Settecento, essendo partita da lì la rivolta del 1729. Ma ci sono anche spunti che riguardano la Corsica contemporanea. De Zerbi punta il dito verso uno dei problemi essenziali quando, tramite il suo protagonista, deplora che le persone della generazione della nonna (dello studente) abbiano poca considerazione per la storia, la lingua e la cultura del loro paese sottolineando il fatto che queste materie non venivano studiate a scuola. Ebbene Ghjuvan Francescu incontra spesso un personaggio misterioso che gli dà importanti informazioni sulla storia locale collegata, come abbiamo visto, alla storia di Corsica e sulla Pieve di Bozio durante il periodo delle rivoluzioni di Corsica.

E l’eremita citato nel titolo? Ebbene Ghjuvan Francescu incontra spesso un personaggio misterioso che gli dà importanti informazioni sulla storia locale collegata, come abbiamo visto, alla storia di Corsica e sulla Pieve di Bozio durante il periodo delle rivoluzioni di Corsica. Lo stile di quest’opera è molto diversa da quello de L’ùltima pagina, prima di tutto per la scelta stilistica, tra realistica e fantastica, ascrivibile al filone letterario del realismo magico. L’elemento magico sorge nel cuore di una narrazione realistica, anzi in un racconto intriso di quotidianità. Ci troviamo confrontati con un personaggio, l’eremita, che dovrebbe logicamente essere morto da secoli, invece è lì, parla, detiene una conoscenza innaturale di eventi passati.

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Speriamo che questa piccola rassegna possa dare spunti utili a còrsi, italiani, e non, per trascorrere qualche ora piacevole scoprendo al tempo stesso qualche aspetto dell’isola e della sua cultura che magari ancora non si conosceva.

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Ringraziamo Paul Colombani e A Viva Voce per le recensioni dei romanzi di De Zerbi.

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