Ipocrisia e indifferenza, così la Francia reagisce agli infedeli della sua religione laica

La risposta della Francia all’estremismo islamico è il divieto del “burkini” sulle spiagge. Già solo il nome di questo capo d’abbigliamento, trovata commerciale allegramente ripresa dai giornalisti, dovrebbe mettere la pulce nell’orecchio. Tuttavia, ben 4 comuni francesi (di cui 2 in Corsica, Sisco e Ghisonaccia, rispettivamente 980 e 3700 anime) hanno deciso di limitare le libertà personali in nome dei “valori repubblicani” che questo pezzo di stoffa sembra mettere in grave pericolo. Quei “valori repubblicani” che la Francia continua a imporre con il suo grande manganello tricolore a chiunque affermi di non volerne far parte.

Musulmani, siete impazziti? Non volete far parte di questa grande patria francese che, oltre 50 anni fa, vi ha accolto quando nei vostri paesi di provenienza la fame era all’ordine del giorno? Questa vecchia Francia, bianca e cristiana che, fedele al suo giuramento di evangelizzazione repubblicana, aveva deciso di creare una sola grande comunità, unita intorno a valori comuni.

Si stava veramente meglio allora: non c’era questo buonismo di oggi. Gli arabi freschi dalle ex colonie si potevano chiamare “bougnoules” (termine dispregiativo ereditato dalle colonie nord africane) e, singolarmente, “Ahmed” o “Mohammed”. Ci manca solo che dicano qualcosa con tutti i sussidi che prendono dallo stato! Poi facevano comodo quegli arabi che a stento parlavano francese, si davano loro 10 franchi ed effettuavano i lavoretti più svariati.

Questa vecchia Francia pensava di poter dormire sonni tranquilli, la scuola della Repubblica avrebbe fatto il suo lavoro negli anni successivi e integrato tutti questi “bougnoules” al grande progetto globale di società laicizzata. Qualcosa è andato storto, la scuola della Repubblica non ha mai integrato nessuno se non i figli della stessa Francia bianca e cristiana per cui è stata pensata. Il sistema ha così lasciato per strada una serie di comunità che, per vari motivi, non predicavano la grande religione laica venuta da Parigi (i Corsi, i Baschi…). Evidentemente, questa grande religione laica non era adatta a convivere con determinate visioni della società, o del rapporto tra stato e religione. In Corsica lo si è visto chiaramente in occasione delle reazioni al discorso di Talamoni in lingua corsa all’Assemblea e, in generale nel sistematico rifiuto delle rivendicazioni còrse in materia di lingua e cultura. Tutto questo in nome dell’unica lingua della Repubblica, per la quale le lingue regionali sono una minaccia.

La Francia è un caso che interessa probabilmente molto gli psicologi. Un intero Paese che vive nella negazione della presenza di comunità al suo interno, della differenza di vedute e di concezione dell’idea stessa di patria e di religione. Negare i problemi li fa automaticamente scomparire. Basti pensare che secondo molti politici “non è mai esistita una questione còrsa” così come “non esistono prigionieri politici in Francia”.

Se 50 anni fa gli arabi immigrati nell’esagono erano perdutamente innamorati di quel paese, i loro figli si sono accorti che si trovavano in un’impasse, in una strada senza uscita, e che la vecchia Francia non li sentiva nemmeno. Il cosiddetto ascensore sociale ha effettuato vistose discriminazioni da questo punto di vista, ghettizzando e segregando “alla francese”, ossia ignorando. Ignorando l’esistenza di comunità con valori diversi, con punti di riferimento diversi. E, col tempo, qualcuno ha iniziato a odiare questo paese che tanto aveva promesso e poco o niente aveva mantenuto. La negazione francese si può condensare in questo fenomeno: una parte del paese vive da decenni come se neri e arabi non esistessero.

Che c’entra il “burkini” con tutto questo? L’ipocrisia di vietare il burkini è il sintomo della negazione francese, per cui i “valori repubblicani” sono più importanti delle popolazioni che compongono la Repubblica, con le loro diversità e le loro diverse aspirazioni. Lo stato sembra così più incline a difendere intangibili valori, in nome di una fantomatica unità nazionale. Questa concezione dell’unità della comunità, reale finché la Francia era bianca e cristiana in modo quasi omogeneo, è diventata sempre più opprimente per le altre comunità, che si sono piano piano allargate. Non c’è oggi un modo per invertire la tendenza. Bisognava pensarci prima che certe persone si mettessero ad odiare la Francia, tornando alle loro radici religiose, aiutate da una situazione internazionale alquanto tesa. Il discorso sulla possibilità o meno di indossare il burkini non verte in questo caso sui sacrosanti diritti delle donne, ma diventa un’intollerabile ingerenza da parte di uno stato che non ha mai concesso a determinate categorie di popolazione di esprimersi autonomamente all’interno delle istituzioni e della società in generale. Una “segregazione dell’indifferenza”, che non offre appigli legali per essere contestata, da parte di uno stato troppo incentrato su valori astratti di democrazia universale. Una grave carenza di pragmatismo che è all’origine di un declino che dura ormai da quasi un secolo.

 

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Articolo di Urelianu Colombani

Urelianu Colombani

Studente còrso di Storia, da alcuni anni vive e studia a Roma. E' uno degli autori della pagina Facebook "Pezzetti di Corsica in Italia" ed è entrato nella squadra di Corsica Oggi fin dagli inizi, diventando uno dei gestori del sito e dei suoi canali social.

By Urelianu Colombani

Studente còrso di Storia, da alcuni anni vive e studia a Roma. E' uno degli autori della pagina Facebook "Pezzetti di Corsica in Italia" ed è entrato nella squadra di Corsica Oggi fin dagli inizi, diventando uno dei gestori del sito e dei suoi canali social.

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2 thoughts on “Ipocrisia e indifferenza, così la Francia reagisce agli infedeli della sua religione laica”
  1. Gran bell’articolo, i corsi pur essendo “bianchi e cattolici” sono anch’essi ignorati nelle loro specificità,son d’accordo occorre lo psicologo.

  2. i vari problemi con la comunità musulmana non sono dovuti a un qualunque problema d’integrazione ma di integrismo religioso bisogna dire le cose come sono

    credo sia un errore biasimare il colonialismo che tra l’altro a fatto danni e vero ma non solo ai musulmani detto questo che io sappia sono gli unici ad uccidere dei bambini oppure dei giovani il quale unico “torto” era di volersi divertire a guardare un fuoco d artificio oppure ad andare in concerto non giochiamo più la carta dei poveri musulmani vittime perché qui le vittime anche se dispiace a certi sentirlo non sono loro ma noi

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