L’FLNC torna a parlare: la nostra lotta ora è pubblica, democratica e di popolo

Ieri, mentre ad Ajaccio il ministro dell’interno Bernard Cazeneuve era in visita ufficiale in Corsica, l’FLNC richiamava in un comunicato – autenticato e diffuso a diversi media – “l’importanza capitale” della sua iniziativa del 25 giugno 2014, ovvero la deposizione delle armi. Al tempo stesso il Fronte deplora il comportamento dello Stato francese che persiste nel non prendere atto delle rivendicazioni legittime del popolo còrso, votate democraticamente nella sede dell’Assemblea territoriale.” Nel comunicato si evoca anche la richiesta di amnistia per i prigionieri politici.

Riportiamo di seguito la traduzione dal francese del testo diffuso dal movimento.

F. L. N. C.

Il 25 giugno 2014 la nostra organizzazione , dopo un lungo dibattito, si è presa le proprie responsabilità di fronte all’importanza della posta in gioco, l’avvenire del popolo còrso. Dando prova di una maturità politica esemplare, e prendendo in contropiede qualche bastian contrario, ha preso la decisione unilaterale e inequivocabile di iniziare un processo di portata storica, di smilitarizzazione e di uscita progressiva dalla clandestinità.

Fu una immensa soddisfazione vedere, soprattutto della gioventù còrsa, rispondere con grande interesse al nostro appello alla mobilitazione. Per noi è motivo di orgoglio vedere che coloro che rappresentano il futuro del nostro paese hanno compreso il nostro messaggio. Hanno preso il testimone, e anche se non dubitavamo del loro coraggio né della loro passione, hanno dimostrato le loro capacità e l’efficacia delle proprie azioni al di là delle nostre speranze. Hanno portato la lotta su posizioni avanzate, e ci hanno così confortato nelle nostre convinzioni già forti. Sono garanti preziosi della riuscita della nostra iniziativa.
E coloro che credono, per ignoranza o interesse, che torneremo indietro dalla strada della pace, si sbagliano di grosso. Hanno evidentemenre sottostimato la nostra capacità di analisi e la nostra energia. Finiranno per essere messi da parte dal popolo stesso. Becchini della pace e profittatori della guerra, in silenzio cercano di sabotare la riuscita della nostra iniziativa.

Lo Stato francese da parte sua continua a non prendere in considerazione le rivendicazioni legittime del popolo còrso, votate dall’assemblea territoriale e pertanto deliberate democraticamente. Pensa di poter ingannare a lungo i còrsi organizzando pseudo-riunioni ministeriali che non portano ad alcun atto politico significativo? Nel non voler rispondere alle legittime aspirazioni di un popolo, c’è una precisa volontà politica, oppure semplicemente un’assenza di politica? Per ora lo Stato francese continua a portare avanti un’assidua politica repressiva e a fare della nostra isola un laboratorio in cui sperimentare pratiche poliziesche, che poco favoriscono l’instaurazione di un clima di pace. Non cederemo alle provocazione, nulla ci distoglierà dal perseguire l’obiettivo di portare avanti il processo che abbiamo iniziato.

Da parte nostra, la determinazione è intatta. Le nostre scelte di ieri sono le stesse di oggi.
Sappiamo che il cammino verso una soluzione politica sarà lungo e difficile, a tratti anche pericoloso, ma gli apprendisti stregoni non dubitino della nostra capacità di mantenere la rotta della pace verso una soluzione politica per la libertà del popolo còrso.
La garanzia della nostra volontà è data dal rispetto totale che abbiamo avuto di quanto deciso un anno fa, la nostra decisione di far tacere le armi. Ciascuno potrà giudicare, giorno dopo giorno, la forza e il carattere irreversibile della nostra scelta della pace per una soluzione politica stabile e negoziata per la Corsica. Anche se il tempo è prezioso.
Sosteniamo le iniziative prese dall’Assemblea di Corsica e garantiamo la nostra determinazione a operate definitivamente e stabilmente per la pace.
In questo senso salutiamo positivamente la richiesta d’amnistia per i prigionieri politici còrsi e della fine degli arresti per motivi politici. Questo tipo di iniziativa arriva a un certo punto nei conflitti armati, in tutto il mondo. Viene promossa da uomini di buona volontà. Non chiediamo niente per noi stessi, ma la legittimità di tale richiesta risulta evidente, ed esamineremo accuratamente la risposta che le sarà data. Verrà il momento in cui saranno giudicati i comportamenti tenuti dagli uni e dagli altri, e una volta di più sarà evidente l’importanza della nostra decisione, presa e portata avanti da oltre un anno.

Infine, per illuminare coloro che in Corsica, in Francia , in Europa o altrove, agitano su di noi la minaccia di obsoleto nazionalismo estremo e chiusura in sé; a questi mondialisti dilaganti, sudditi di un sistema affaristico commeciale, della forza del re denaro, della speculazione finanziaria e delle loro lobby; a quelli che vogliono sottomettere i popoli per farne consumatori docili: noi rispondiamo che essi sono gli eredi e i discepoli della colonizzazione. S’impadronirono delle terre dei popoli, esercitando un dominio feroce e arrogante il cui obiettivo era razziare le risorse naturale impoverendo taluni paesi per arricchirne altri, o impadronirsi di basi logistiche che assicurassero un vantaggio geopolitico, come fu per la Corsica, porta-aerei della Francia nel Mediterraneo. Ieri come oggi la finalità è la stessa: il proprio sviluppo e arricchimento a spese dei popoli, della loro cultura e della loro identità, accrescendo esponenzialmente le ineguaglianze nel mondo. E a chi considera che la nostra terra non ci appartenga, noi rispondiamo, citando un grande capo della resistenza dei nativi americani, che è il popolo còrso che appartiene a questa terra di Corsica.

Che questa invocazione a un popolo martirizzato e decimato non sia la vana speranza allo Stato francese di poter trasformare la Corsica in riserva indiana, una specie di parco divertimenti per turisti con desiderio di esotismo, a un’ora e mezza da Parigi. Perché il nostro popolo è in marcia, e intriso di spirito di resistenza.L’ha imparato dalla Storia, dalle avanzate come dalle ritirate, dai drammi come dalle gioia, dai momenti di sconforto e da quelli di entusiasmo. Il mondo è cambiato, e in questo mondo la Francia non ha più i mezzi per continuare a soffocare le rivendicazioni di emancipazione da parte dei popoli, né nascondendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, ignorando semplicemente il problema còrso. Nella crisi di un sistema imperialista in declino, Paesi come la Francia, vecchie potenze coloniali e neocoloniali, non potranno resistere ancora a lungo al diritto dei popoli a disporre di loro stessi e del proprio destino. Ma invece di venire incontro alle reali richieste dei propri cittadini, spesso i politici si accontentano di piccoli accordi.

L’importanza capitale della nostra iniziativa del 25 giugno 2014 è stata sottolineata dalla quasi totalità degli attori coinvolti e informati della questione còrsa. Sono stati in grado di anticipare e analizzarela portata storica del nostro processo di pace. Ma tutti sappiamo che ciò non è sufficiente. In Corsica, lo Stato francese giustifica il proprio immobilismo endemico, pronto a brandire l’inflessibilità delle istituzioni di una Repubblica incisa nella pietra, che però risultava ben friabile quando si trattava di adattarsi a interessi “superiori” in un sistema di fatto a due velocità, con due pesi e due misure. Dovrebbe essere questo governo francese a tenderci la mano e a rispondere alle rivendicazioni democratiche del popolo còrso?
Diceva De Gaulle, primo presidente della V repubblica francese, che ciò che serve di più per la pace è la comprensione dei popoli, perché i regimi passano, ma i popoli no.

La lotta del nostro popolo non calerà d’intensità. Al contrario, essa continua in un quadro ormai pubblico, popolare e democratico. Restiamo fiduciosi e reiteriamo il nostro appello alla società còrsa perché essa continui a impegnarsi in questo processo, ad unirsi ad esso e a rinforzarlo.

À Populu Fattu Bisogn’à Marchjà

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Fonte: CorseNetInfos.fr

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