Le parole di Gilles Simeoni in una seduta storica per l’Assemblea di Corsica

La giornata di ieri è stata storica per l’Assemblea di Corsica: mai i Nazionalisti erano stai al potere nell’isola, in cinquant’anni di storia.

Molti i momenti significativi: il discorso di Jean-Guy Talamoni interamente in lingua corsa, il giuramento di Petr’Antò Tomasi sulle “Giustificazioni” di epoca paolina, il “Diu” intonato nell’aula. E naturalmente il discorso di Gilles Simeoni, che ha guidato il suo gruppo verso questa vittoria elettorale storica.

E’ con molta emozione, la voce resa roca, passando dal francese al còrso, che il nuovo presidente dell’esecutivo di Corsica intona un discorso politico evocativo e forte. Parlando del voto di domenica, dice che i Corsi hanno scelto « di rompere col vecchio sistema politico, di iniziare un cammino nuovo: quello della democrazia e della speranza, della pace e dello sviluppo, quello di un Popolo Corso riconosciuto nel diritto giuridico, in materia di diritti essenziali, di una società còrsa emancipata, aperta e generosa ».
Insiste nel dire che « la vittoria non può essere quella di una parte politica sull’altra. Deve diventare la vittoria della Corsica e dell’insieme dei Corsi. Noi combattiamo, in modo democratico ma senza debolezze né esitazioni, un sistema arcaico, perché crediamo che abbia fatto e continui a fare molto male alla Corsica ». E riafferma la volontà di lavorare insieme alle opposizioni per «rifiutare le logiche dell’assistenzialismo, del clientelismo, della collusione, e impegnarci insieme per la democrazioa, la trasparenza, e la costruzione di una società corsa pienamente sviluppata, giusta e solidale. Solo a queste condizioni noi tutti potremo essere all’altezza delle speranze e dei problemi da affrontare ».
Dice che queste elezioni segnano un punto di snodo, e un punto di partenza verso una nuova era, di serenità e di pace: « Noi sappiamo che questa lotta, che tutto lasciava presagire non potesse essere che perduta, sarà vinta… Che sarà vinta nella democrazia, nell’allegria, nella gioia… grazia all’esperienza degli anziani, ai sacrifici dei militanti, all’entusiasmo e alla creatività dei giovani, al coinvolgimento di forze vive… ». La pace è la « pietra fondante » dell’emancipazione politica, economica, sociale e culturale. « Questo è il primo impegno che ci siamo presi davanti al nostro popolo, la prima missione da compiere ».

Cosciente della brevità di questo mandato, che terminerà tra due anni per la nascita del nuovo ente della Collettività unica, si impegna a tener fede in tempi stretti alle sue promesse in materia di democrazia, di trasparenza, di equità, in tutti gli atti della vita pubblica: accesso al pubblico impiego, mercato pubblico, sovvenzioni… « E’ il problema maggiore da affrontare, non solo per ridare ai cittadini fiducia nella politica ma per evitare tutti i rischi che derivano dalla collusione, soprattutto in materia di denaro pubblico ».
Si impegna anche a rispettare le prerogative e il ruolo di ciascuno, nel mettere in atto un progetto collettivo, per utilizzare questo mandato per « trattare e risolvere problemi pendenti da anni: trasporti, spopolamento dell’entroterra, sottosviluppo economico e sociale » e costruire la collettività unica, nel rispetto del personale, e degli equilibri territoriali e storici dell’isola « oggi minacciati, come l’Alta Rocca, da una riforma inadatta dell’intercomunalità ».

L’altro problema prioritario, una « necessità vitale e assoluta », è la concretizzazione delle delibere dell’Assemblea di Corsica, « restate senza seguito e senza effetto »: coufficialità della lingua corsa, trasferimento dallo Stato di competenze in materia fiscale, fondiaria, lo statuto di residente, potere legislativo, iscrizione della Corsica nella Costituzione. E si rivolge allo Stato: « Uno Stato che non può più negare l’evidenza: il popolo corso esiste e sarà riconosciuto, perché ciò è coerente con la Storia e il Diritto. La Corsica, territorio insulare, beneficerà di uno statuto che le darà potere legislativo, perchP questo s’imporrà in modo naturale come una evoluzione politica e istituzionale ineluttabile, compresa a livello europeo ». Definisce il silenzio dello Stato su questi temi come « il prolungamento di un rapporto di forza conflittuale », che « volta le spalle alla Storia, sia sul piano delle idee che su quello dei fatti »e appoggia l’apertura di un dialogo nuovo, sereno e costruttivo.  « Cinquant’anni fà, avemu fattu un sonniu. A rombu di lotte, di strapazzi, di sacrifizii, avemu suminatu speranza è fiaccula di vita. A causgiula di a cuscenza naziunale, sguasi spinta, hà infiaratu pieve è paesi. Simu un populu. Simu vivi. E simu arritti…. Noi faremo in modo, con tutti i Corsi, che il sogno diventi realtà! ».

Qui sotto il video del discorso completo:

 

 

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Fonti: CorseNetInfos – FR3 Corse ViaStella

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